Nuovo protocollo d'intesa tra Confartigianato Imprese Padova e Anisap Veneto Trentino Alto Adige

Padova, 02 Febbraio 2023

Il 2 Gennaio 2023 è stato firmato dai Presidenti di Confartigianato Imprese Padova e ANISAP Veneto-Trentino Alto Adige un Protocollo di Intesa avente lo scopo da parte di Confartigianato di offrire ai propri iscritti e ai loro familiari la possibilità di fruire di prestazioni sanitarie e da parte delle strutture ANISAP di fornire le prestazioni sanitarie richieste in regime privato applicando lo sconto concordato sulle tariffe in essere.

Il trattamento riabilitativo post Covid 19

locandina riab post covid 01xpostSegnaliamo l’evento formativo accreditato ECM rivolto ad un’ampia platea di Figure Professionali. Si svolgerà sabato 6 e 20 Giugno 2020.

Per informazioni: https://www.nordestnet.it/il-trattamento-riabilitativo-post-covid-19

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Anisap Veneto Trentino Alto Adige eroga un Contributo di Solidarietà a sostegno della Regione Veneto

news foto 04Anisap Veneto – Trentino Alto Adige, vista l’Emergenza Sanitaria “Covid19-Coronavirus”, ha ritenuto opportuno destinare un Contributo di Solidarietà di 20.000 euro alla Regione Veneto attraverso il Conto Corrente attivato per l’Emergenza Sanitaria.
La proposta, arrivata direttamente dal presidente dottor Giuseppe Caraccio, è stata immediatamente condivisa da tutti gli associati.

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Strutture Anisap sempre aperte nonostante il Coronavirus

“Il momenDott. Caraccioto è critico, ma dobbiamo superare questa fase di allarmismo eccessivo e guardare con fiducia al futuro”. Il dottor Giuseppe Caraccio, presidente di Anisap Veneto - Trentino Alto Adige, torna sull’emergenza coronavirus.

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“L’Orgoglio di Essere Privati Accreditati, a fianco della Sanità Pubblica”

foto conferenza stampa Anisap 10 02 20 sitoPadova (10 febbraio 2020). <<Siamo orgogliosi di essere Privati Accreditati. Tantissimi cittadini ci scelgono perché sanno che i nostri servizi sono qualitativamente pari ai quelli del servizio pubblico, con un’organizzazione più efficiente>>. A dirlo è il dottor Giuseppe Caraccio, presidente dell’Anisap Veneto Trentino Alto Adige, associazione di categoria che raccoglie 41 società e 92 strutture ambulatoriali che erogano prestazioni di Radiologia Diagnostica, Medicina Fisica e Riabilitazione, Laboratorio di Analisi, Poliambulatorio Specialistico e Medicina del Lavoro. Facciamo chiarezza, perché purtroppo ancora non tutti hanno chiara la natura delle nostre strutture.

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Quale 2019 per il Ssn? Federanisap: «in arrivo liste d'attesa più lunghe e minore qualità delle cure»

Durante la campagna elettorale del marzo scorso avevamo sottolineato che, nel dibattito politico, le problematiche del Ssn  non erano state affrontate da nessuna delle forze politiche. Purtroppo dobbiamo constatare che anche in questi giorni di acceso dibattito sulla manovra di bilancio i problemi della Sanità hanno trovato uno spazio irrisorio. La domanda che ci dobbiamo porre di fronte a queste realtà è che cosa, sia gli operatori della sanità che, soprattutto, i cittadini, si devono attendere nel 2019 dal Ssn?

La Commissione Sanità e tutte le Regioni all’unanimità hanno chiesto al Governo, per il rinnovo del contratto dei dipendenti, per i nuovi farmaci, per gli investimenti in apparecchiature per contenere le liste d’attesa uno stanziamento di tre miliardi per il Ssn. La risposta del Governo, ad oggi, è stata che verrà mantenuto solo lo stanziamento di 1 miliardo previsto nella legge di bilancio dell’anno precedente. Da moltissime parti è stato richiesto un intervento straordinario che consentisse un aumento dell’erogazione di prestazioni per far fronte al fisiologico aumento della domanda e ridurre quindi le liste d’attesa. La risposta è stata che il Ministero della Sanità metterà in funzione un numero verde al quale i cittadini potranno accedere, secondo alcune dichiarazioni, per evidenziare i loro problemi, secondo altri, per ricercare un appuntamento per ottenere la prestazione che debbono fare. Inoltre stato dichiarato che si è ancora alla ricerca dei fondi necessari per l’abolizione del superticket.

Le Associazioni della Sanità privata hanno chiesto di modificare il dispositivo di legge che blocca dal 2013 i finanziamenti per il loro settore, dando ampia disponibilità per aumentare in tempi rapidi il numero di prestazioni erogate e ridurre, di conseguenza, le liste d’attesa. Avevano poi chiesto una nuova regolamentazione per la mobilità interregionale dei pazienti e un confronto sulla valutazione economica del rinnovo del contratto di lavoro anche per i dipendenti della Sanità Privata.

Queste richieste, ad oggi, non hanno avuto alcuna concreta risposta. Essendo questa la situazione, cosa ci dobbiamo aspettare nel 2019? Sicuramente, uno stato di tensione fra i dipendenti nel settore pubblico per le difficoltà di applicazione del nuovo contratto di lavoro per carenza dei finanziamenti e nel settore privato per il mancato rinnovo contrattuale.

Le liste d’attesa aumenteranno in maniera esponenziale. Infatti, il persistere della differenza fra numero delle prestazioni erogabili e domanda, che registrerà un aumento identico a quello degli anni precedenti, porterà ad un ulteriore aumento rispetto agli attuali tempi d’attesa. La conseguenza inevitabile sarà che un numero sempre maggiore di pazienti si vedranno  costretti o a pagare di tasca propria le prestazioni o a rinunciare ad eseguire le prestazioni prescritte dal proprio medico curante. Non potranno essere acquistate nuove apparecchiature, con conseguente decadimento della qualità delle prestazioni. 

I pazienti delle Regioni nelle quali il servizio sanitario è in maggiore difficoltà si vedranno più frequentemente impediti a rivolgersi a strutture di altre regioni. Infine, il piano approvato con legge nazionale sull’assistenza ai pazienti cronici troverà, a causa della mancanza dei finanziamenti necessari, una difficile e confusa applicazione pratica.

È superfluo dire che questa situazione complessiva porterà ad un evidente peggioramento del nostro Ssn, che fino a qualche anno fa era considerato un’eccellenza del nostro paese. A noi non rimane altro che, pur confermando la consueta e piena disponibilità a collaborare per risolvere questi problemi, invitare tutte le forze politiche e sociali a mobilitarsi per far sì che i due principi fondamentali dell’istituzione del Ssn, l’universalismo e la libertà di scelta del cittadino, possono ritornare ad essere reali e attuali e non un ricordo del nostro passato.

Mauro Potestio

Presidente FederANISAP, Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Private

 

Articolo pubblicato nel quotidiano Sanità24 il 22.10.2018

Abbattere le tariffe delle prestazioni significa abbatterne anche la qualità e non solo

Fondamentale il dialogo tra Ministero della Salute e categorie erogatrici per aggiustare il tiro sul nuovo Tariffario Nazionale

 

Ormai non è più un segreto per nessuno, tantomeno per chi in sanità ci lavora e ci mette la faccia coi pazienti ogni giorno: i ticket sono destinati a sparire. E’ l’obiettivo del Ministero della Sanità che giustifica questa operazione come un segno di modernità, ormai necessario per stare al passo con i tempi e con gli altri Paesi, che non toccherà le tasche dei cittadini, così si racconta, almeno quelli più fragili (gli over 65 e chi ha l’esenzione per reddito o patologia), anche economicamente. Detta così, sembrerebbe tutto a posto, ma in realtà qualche preoccupazione c’è e ci deve essere sia nei cittadini che negli erogatori delle prestazioni. Perché le persone fragili, a livello sociale, non sono solo i malati e gli anziani: oggi è socialmente “fragile” tutta quella generazione di 30 e 40enni che lottano quotidianamente per tenersi stretto un lavoro quando ce l’hanno, per la maggior parte precario. Persone che faticano ad arrivare a fine mese, a mantenere la propria famiglia, a pagare il mutuo. Persone che nel correre quotidiano, spesso tralasciano persino un aspetto importante per la propria salute, che è quello della prevenzione; non hanno tempo e nemmeno soldi. Un’altra riflessione va poi fatta sul concetto di taglio: i ticket valgono circa 3 miliardi a livello nazionale e circa 300 milioni a livello regionale. Se spariscono, cos’altro potrà rimpinguare le casse dello Stato? La vita ci insegna, infatti, che se si taglia da una parte, bisogna recuperare dall’altra. E dove è quest’altra parte? Detto fatto: il tariffario nazionale. Vale a dire sforbiciate alle tariffe delle prestazioni erogate, senza tener conto del valore delle tecnologie e soprattutto delle professionalità che vengono messe in campo per garantire qualità nel servizio erogato e senza valutare le conseguenze sull’occupazione che tutto questo comporterebbe.

Facciamo qualche numero per far capire meglio di cosa si parla: una Rx della colonna cervicale con studio dinamico, secondo il nuovo tariffario, andrà a costare 18,08 euro; una mammografia monolaterale 22,98 euro; una Rx del torace (radiografia standard del torace in 2 proiezioni posteroanteriore e laterolaterale) 15,49 euro; le prime visite 22,00 euro; le visite di controllo costano 16,22 euro, un elettrocardiogramma 11,62 euro. Di fronte a questa situazione, in cui si rischia davvero di mettere a repentaglio la qualità dei servizi, hanno alzato la voce alcune società scientifiche, tra cui la Società Italiana di Radiologia che rappresenta tutti i radiologi. La S.I.R.M ha ribadito come il tariffario non abbia mai avuto in questi ultimi decenni un doveroso aggiornamento.

Basti pensare che per il gruppo di prestazioni di radiologia tradizionale il valore tariffario proposto è quello di 30 anni fa, mentre le prestazioni afferenti all’ecografia e all’ecocolordoppler, il valore tariffario proposto è quello di 20 anni fa. Per quanto riguarda invece le prestazioni con la TAC o Risonanza Magnetica il valore tariffario “deve necessariamente tener conto della tecnologia posseduta più complessa e all’avanguardia. Un incremento, quest’ultimo che deve considerare l’impegno professionale nettamente aumentato, non fosse altro per il maggior numero di immagini da processare e valutare. Anche Federanisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private) ha espresso una forte posizione critica in merito alla proposta del nuovo tariffario ed ha chiesto al Ministero della Salute di modificare anche per la riabilitazione, almeno una trentina di prestazioni giudicate sotto remunerative: non si è tenuto conto, infatti, dei costi diretti e indiretti e delle apparecchiature. In particolare, delle 30 prestazioni di cui si è chiesta una modifica in 26 il tariffario non tiene conto nemmeno dei costi diretti del personale. Vediamo ad esempio alcune tariffe per capire meglio: una prima visita di medicina fisica e riabilitazione è valutata 22,00 euro; la visita di controllo scende a 16,22 euro; una valutazione funzionale globale con l’utilizzo di strumenti di misura validati viene valutata 14,00 euro; la rieducazione motoria individuale 12,35 euro; per la rieducazione individuale del linguaggio relativa alle funzioni della voce e dell’eloquio (seduta della durata di almeno 30 minuti) la tariffa proposta è di 12,50 euro.

Per quanto riguarda poi gli esami di medicina di laboratorio le tariffe sono state decurtate mediamente del 25/30 % e, anche in questo caso, senza aver effettuato alcuna analisi e valutazione dei costi, fissi e variabili, relativi alle prestazioni stesse.

Il Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin è stata resa edotta sulle conseguenze che questa manovra avrà non solo sull’attività delle strutture sanitarie private, ma anche su quelle del comparto pubblico, anch’esse gravemente penalizzate dalle tariffe proposte.

Le strutture sanitarie private, come si sa, costituiscono l’elemento di raccordo più immediato e capillare tra il cittadino e il Servizio Sanitario Nazionale consentendo con la sua attività il giornaliero soddisfacimento delle richieste assistenziali.

È fondamentale che il tariffario che si sta costruendo sia il risultato non solo di un confronto tra il Ministero e le categorie coinvolte in quanto erogatrici di servizi, ma che le stesse vengano anche ascoltate in modo da poter tutelare ancora meglio la salute dei cittadini a cui devono essere garantite prestazioni di qualità.

Questo è quello che il Ministero in questi giorni sta preparando in maniera improvvida, superficiale e prevaricatrice.

È doveroso però far sapere ai cittadini veneti che la Regione in cui vivono, operano e si curano ha un proprio Nomenclatore Tariffario che consente agli operatori tutti di continuare ad erogare i servizi con dignità in quanto le tariffe da questo riconosciute sono il risultato di un’attenta ed approfondita analisi di tutti gli elementi di costo.

sole 24 ore SANITA' 09 - 06- 2016

 

Un interessante articolo relativo alla previdenza complementare, uscito il 9 giugno 2016 sul Sole24Ore - Sanità

Sanità24

Previdenza complementare: patrimonio da 140 mld (+7,1%). Adesioni a +12,1% e 7,2 mln gli iscritti. Interruzioni contributive frequenti. La relazione annuale Covip

 

Dal governo

 

link:

http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/dal-governo/2016-06-09/previdenza-complementare-patrimonio-140-mld-71percento-adesioni-121percento-e-72-mln-iscritti-interruzioni-contributive-frequenti-relazione-annuale-covip-141307.php?uuid=ADoYU9Y&cmpid=nlqf&refresh_ce=1

 

CONVEGNO NAZIONALE IL VALORE SOCIALE DELLA SANITÀ PRIVATA

 

Il valore sociale della Sanità privata accreditata. Economia, finanza, occupazione, cultura, ricerca, formazione, educazione sanitaria, assistenza sono aspetti che possono essere presi in considerazione in un’analisi globale di ciò che il sistema sanitario realizza. I relatori, secondo le loro esperienze e competenze istituzionali, sono impegnati per valutare ciò che è già stato realizzato e ciò che la Sanità privata potrà fare per migliorare il Welfare Sanitario del nostro Paese.
 
Di seguito i link alla brochure e alla scheda di partecipazione:
 
 
 
Qui la pagina dedicata all'evento:

Virus Zika

La febbre da virus Zika è una malattia virale acuta trasmessa da zanzare appartenenti al genere Aedes

 

La zanzara Aedes è più comunemente nota col nome di "zanzara tigre" ed è la stessa che trasmette il virus della febbre gialla, della dengue e della chikungunya.

Il virus è molto simile a quelli della dengue, della febbre gialla, dell'encefalite giapponese e del Nilo occidentale.
E' stato isolato nel 1947 nelle foreste di Zika (Uganda), in una scimmia Rhesus durante uno studio sulla trasmissione della febbre gialla.
Anche se l'infezione nell'uomo è stata dimostrata da studi sierologici nel 1952 (Uganda e Tanzania), solo nel 1968, il virus è stato isolato da campioni umani in Nigeria. Nel 2007 è occorsa la prima grande epidemia di febbre da virus Zika sull'isola di Yap (Micronesia), dove sono stati segnalati 185 casi sospetti.
Successivamente, è stato registrato un focolaio in Polinesia francese.

Le manifestazioni cliniche della malattia sono in genere simili a quelle di dengue e chikungunya. Si tratta di sintomi lievi come febbricola, eruzioni cutanee (soprattutto maculo-papulari), congiuntivite, mal di testa e dolori articolari, che compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura della zanzara vettore e possono durare da 2 a 7 giorni. Una persona su quattro non sviluppa sintomatologia.

Al momento non è disponibile nessun vaccino contro il virus Zika. Per questo l'unico modo per prevenire l'infezione è evitare di essere punti dalla zanzare.

In Italia, la diffusione del virus è monitorata da programmi specifici, come indicato nella circolare del Ministero della Salute Sorveglianza dei casi umani di Chikungunya, Dengue, West Nile Disease ed altre arbovirosi e valutazione del rischio di trasmissione in Italia - 2015 .

Per approfondire:

Fonte: Ministero della Salute

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